Da oggi e.tere@ tiene fede al suo nome e diventa virtuale, eterea appunto. Quello che vedete, questo sito, non è la vetrina di un negozio. È il negozio stesso.
A causa del lockdown nella scorsa primavera ed estate abbiamo consegnato valore ai nostri clienti senza frequentare la nostra sede di Milano. Abbiamo lavorato da casa o, quando era necessario ed è stato possibile, presso i clienti.
Ci siamo accorti che non vi sono più ragioni per trasferire sui clienti costi che non creano loro alcuna utilità come le spese non indifferenti di una sede fisica.
Non siamo i primi, non siamo i soli ad aver preso questa decisione. Dopotutto il coronavirus ha catalizzato un cambiamento che era nel Dna della tecnologia.
A ben pensarci, per quanto lo sviluppo di internet e degli smartphone abbia cambiato molte cose nella vita sociale ed economica del Paese, solo una piccola parte delle sue potenzialità si è davvero sviluppata, come conferma il fatto che la produttività media dei lavoratori è rimasta sostanzialmente identica negli ultimi 20 anni.
“Divieni ciò che sei” diceva Nietzsche. Ebbene il coronavirus ha permesso alla tecnologia di divenire ciò che è. Ricordo che alla fine degli anni ’90 molti ritenevano che internet avrebbe tolto importanza alla collocazione geografica. Non vi sarebbe stato più alcun vantaggio nel lavorare in una città piuttosto che in una valle, in California piuttosto che in Bhutan.
È successo l’esatto opposto: le industrie a maggior contenuto di innovazione, la finanza e l’Itc si sono al contrario sempre più concentrate in pochi chilometri quadri: a Manhattan, nella city londinese, nell’area intorno a Palo Alto. Evidentemente in una prima fase per creare innovazione, per rodare la macchina, c’era bisogno di reti strette e fisiche di contatti. Apple, Microsoft e Google chiamavano campus i loro headquarter.
Riducendo la possibilità di contatti fisici, abbiamo scoperto che la macchina dell’innovazione andava avanti lo stesso, che internet (insieme allo smartphone, e le reti 4 e 5G) aveva davvero reso irrilevante la collocazione geografica del fornitore e del cliente.
Scrivo abbiamo scoperto perché a questa conclusione sono arrivati sia le fabbriche di innovazione, sia i loro clienti. Così come è divenuto normale acquistare beni con l’e-commerce, oggi è considerato accettabile acquistare gestire e mantenere in modalità remota un servizio anche critico come un Erp. Più che accettabile, preferibile!
I clienti si rendono conto che è inutile sopportare i costi della presenza fisica di un consulente nei loro uffici, e a rigor di logica anche nel suo ufficio, i tempi improduttivi degli spostamenti, tagliando i tempi persi in interazioni improduttive fra le persone.
In passato era difficile vendere un servizio online. Oggi, grazie all’esperienza fatta con il coronavirus, i clienti si accorgono che l’incontro personale – anche se a volte è auspicabile – non è più strettamente necessario per valutare un prodotto o per discutere le condizioni.
Ecco perché, con qualche anno di ritardo sulle potenzialità tecnologiche ma forse con qualche anno o mese di anticipo sull’evoluzione del mercato, e.tere@ ha chiuso la sede di via Cufra a Milano e oggi ha sede presso il cervello di ogni singolo membro del suo staff.
Riccardo Montanaro
CEO e.tere@ srl