Le dimensioni della crisi economica iniziano a delinearsi con chiarezza. Il sistema Italia è ancora una volta fra i più colpiti per la sua debolezza precedente e per il particolare impatto diretto dell’epidemia. Fra le aziende, come fra le famiglie, si fa gara a tagliare i costi in una spirale che ben conosciamo. Ogni euro va speso quindi con attenzione, cercando di rafforzare l’azienda e al tempo stesso il sistema-Paese di cui fa parte.
È davvero necessario lavorare solo con le multinazionali?
Personalmente vedo con favore e cerco di mettere in pratica i richiami al ‘comprare italiano’, a privilegiare nei miei acquisti personali i produttori che in Italia lavorano, pagano stipendi e pagano tasse. Perché non adottare lo stesso criterio negli investimenti in ITC? Certo in alcuni casi è impossibile. L’Italia ha perso il treno dell’hardware, sia nell’informatica sia nelle comunicazioni. Ma in altri è perfettamente possibile. Pensiamo alla consulenza ad esempio: è davvero necessario affidare i mandati più importanti alle solite multinazionali americane? Lo stesso vale per gli operatori cloud. I leader americani del settore sono ottimi, ma ci sono delle alternative italiane validissime. Vogliamo prenderle in considerazione? Il concetto di ‘Compra italiano nell’ITC’ non è così nazionalistico come sembra. Può diventare un ‘compra europeo’. L’essenziale è chiedersi se quei mille o centomila euro che spendiamo per l’ITC andranno a pagare stipendi, dividendi e imposte nel nostro sistema o in uno esterno.
Liberisti a corrente alternata
Ultima considerazione, della serie ‘Solo i paranoidi sopravvivono’: la crisi Covid19 ci ha svelato come, letteralmente da un giorno all’altro, possano venire a mancare cose che davamo assolutamente per scontate come la libertà di prendere un treno da Torino a Milano o di uscire di casa. Abbiamo visto impedire con un decreto della Casa Bianca l’export di mascherine o di ventilatori (la Repubblica Ceca avrebbe sequestrato e distribuito ai suoi cittadini un carico di mascherine donate dalla Cina all’Italia che semplicemente transitava per il suo territorio). Nazioni di grande tradizione liberista hanno preso posizioni protezionistiche estreme senza suscitare opposizioni.
Diversificazione strategica per ridurre i rischi improbabili ma ad alto impatto
In una logica di riduzione dei ‘cigni neri’, o ‘tail risk’ gli eventi improbabili ma ad alto impatto, vi è da chiedersi se non sia una vulnerabilità essere legati mani e piedi a sistemi operativi, reti, hardware e consulenti ad aziende rispettabilissime che devono però rispondere alle leggi statunitensi (o cinesi, o russe o inglesi). A molti è successo tra marzo e maggio di dover dire al cliente “guarda mi spiace ma non ti posso fornire il servizio che ti ho promesso nei tempi richiesti perché ieri sera è uscito un DPCM che me lo rende impossibile”. E chi di DPCM ferisce…
Riccardo Montanaro CEO, e.tere@ srl