La reazione delle imprese grandi, medie e piccole all’epidemia di Coronavirus è stata il ricordo massiccio al ‘telelavoro’ o, per dirla all’inglese, lo ‘smart working’. Il virus ha reso una necessità quella che era stata presentata come una opportunità: lavorare 24 ore su 24 (e questo non sempre è bello) e da qualunque luogo (e questo è già più interessante).
Colmare il ritardo nel telelavoro
Gli italiani sono stati i primi a capire le potenzialità della telefonia cellulare. Per molti anni il nostro Paese è stato all’avanguardia in termini di penetrazione e di utilizzo. Forse l’epidemia di Covid-19, che ha colpito per prima l’Italia, ci porterà all’avanguardia o comunque colmerà il ritardo che abbiamo mostrato nell’utilizzo del telelavoro.
Lavorare ‘anche’ fuori ufficio o ‘come’ in ufficio?
Ma di quale smart working si tratta? Una cosa è lavorare ‘anche se’ ci si trova fuori ufficio. Una ben diversa è lavorare ‘come se’ ci si trovasse in ufficio. Non è una distinzione banale. Lavorare ‘anche da fuori ufficio’ non è difficile. La maggior parte dei contratti consumer permette di collegarsi via smartphone o wi-fi casalingo a una velocità più che accettabile per la maggior parte delle applicazioni o di usare il cellulare in 4G e ad alta velocità fare traffico fino a 50 gigabyte al mese. In qualche modo quindi riusciamo a collegarci ai dati e alle applicazioni aziendali. Certo, tutto è più facile se l’azienda utilizza il cloud sia per l’accesso agli applicativi, sia per l’accesso ai dati. Se l’emergenza si prolunga diventerà necessario però fare qualcosa di più: ricreare in remoto la maggior parte delle interazioni che caratterizzano la presenza in ufficio (o presso il cliente).
Vedersi in faccia non è importante quanto condividere un file
Una di queste interazioni è l’incontro ‘faccia a faccia’, certo. Ma non è la più importante. Chi come me ha pratica di videoconferenze sa bene che nella maggior parte dei casi, almeno negli incontri uno a uno, ‘guardarsi in faccia’ è superfluo. Il più delle volte siamo distratti sia da rumori e immagini sullo sfondo, sia dalle interruzioni e ritardi nelle connessioni. Insomma, non è questo il punto. Cosa posso fare in ufficio o nell’incontro col cliente? Per esempio guardare un testo o un immagine o un file excel contemporaneamente all’interlocutore, e magari lavorarci inserendo e modificando ciascuno delle informazioni. Questa interazione può avvenire anche da remoto con software di ‘collaboration’ che permettono la visione e la modifica di file nel corso di una teleconferenza (audio o video) e permettono perfino a più persone di intervenire sullo stesso file.
È questo che serve davvero alle imprese che vogliono gestire questa emergenza adottando un nuovo modo di lavorare (una skill che resterà utile anche quando l’emergenza sarà finita).
Riccardo Montanaro, CEO e.tere@ srl